
Tutto nasce da un’immagine. Un corpo seduto di spalle, in equilibrio silenzioso davanti al mare. È il “Giovane uomo nudo seduto in riva al mare” di Hippolyte Flandrin, dipinto nel 1836. Lì, tra quelle curve ferme e quelle linee tese, Manuel Barbieri (co-fondatore di MM Company) coglie un’idea: conferire quella stessa tensione formale a un oggetto. Quel gesto si trasforma in Ariva, una sedia che è insieme postura e architettura.

La biografia di questa sedia ha due momenti salienti: il primo è la creazione. Disegnata nel 2012 come pezzo unico, Ariva è il frutto di una riflessione sul corpo e sul modo in cui occupa lo spazio. Non una seduta convenzionale, ma una costruzione precisa fatta di equilibri e incastri: sette elementi in legno di faggio naturale – due schienali, quattro gambe e un sedile – che si uniscono in una forma scultorea, netta, riconoscibile, grazie al design e a delle precise tecniche di assemblaggio.


Il secondo, datato 2018, è invece l’industrializzazione. Emanuel Battocchio, Managing director di Sitia, durante un incontro nel nostro ufficio, scova il prototipo di Ariva e decide di portarla nel catalogo del brand. Da lì, un processo di industrializzazione trasforma il prototipo in un prodotto seriale, senza perdere nulla del suo rigore progettuale. Ariva viene presentata ufficialmente al Salone Internazionale del Mobile lo stesso anno, mantenendo intatta la forza del suo segno. In aggiunta, la sua struttura completamente in legno, e la totale assenza di elementi metallici, la rendono completamente sostenibile.

Negli anni Ariva è stata “vestita” in diversi modi, incluse le potenti laccature introdotte a partire dalla Milan design week 2025: cioccolato, carta da zucchero, senape. Grazie al suo stile distintivo, Ariva si adatta a contesti domestici e contract, portando con sé un’essenza poetica e funzionale che fa di essa un piccolo manifesto di identità culturale: la prova che il design può nascere anche da una precisa atmosfera, raccontata da un dipinto.
